• Calendula

    PROVENIENZA

    La Calendula, chiamata anche Fiorrancio, in virtù del colore arancione dei fiori, è una piccola pianta erbacea che cresce spontanea nelle nostre campagne e più spesso coltivata a scopo ornamentale.

    La parte utilizzata a scopo medicinale è costituita proprio dal fiore, mentre le foglie sono addirittura inserite nella lista negativa della Commissone Europea tedesca.

    COMPOSIZIONE CHIMICA

    Numerosi sono i costituenti chimici isolati nelle varie parti della pianta, e molte sono le pubblicazioni scientifiche al riguardo:

    – Triterpeni pentaciclici;

    – Flavonoidi e polissacaridi;

    – Carotenoidi, licopene, calendulina, luteina e xantofille;

    – Olio essenziale ricco in terpeni;

    – Fitosteroli e mucillagini.

    PROPRIETA’ FARMACOLOGICHE

    Soprattutto a carico della componente polissacarida è stato dimostrato l’effetto immunostimolante.

    Importanti sono le conferme sperimentali dell’attività antiinfiammatoria della cute e sulle mucose, a carico della componente non saponificabile, flavonoidi e mucillagini. Alcuni estratti idroalcolici inoltre riducono sperimentalmente l’edema provocato da carragenina o da croton oil.

    Esistono lavori scientifici che confermano anche l’utilità di medicazioni con estratti di Calendula (unguento al 5%) per favorire l’epitelizzazione di ferite chirurgiche.

    I caroteni precursori naturali della vitamina A, esercitano un documentato effetto prottettivo nei confronti dei danni da radiazione ultraviolette, favoriscono il trofismo della pelle e contribuiscono a migliorarne l’abbronzatura.

    Mentre numerosi sono i lavori sperimentali finora condotti, particolarmente carenti sono invece gli studi clinici condotti con estratti o costituenti della Calendula, assunti per via orale.

    Le indicazioni della medicina popolare riguardano prevalentemente l’uso come:

    – Antispastico;

    – Antiemorragico;

    – Favorente le mestruazioni.

    INDICAZIONI

    La Calendula in passato è stata consigliata come rimedio per i soggetti affetti da ulcera gastrica, dismenorrea, amenorrea ed epistassi, emorroidi ed eczema, linfedema e congiuntivite. Tutte queste indicazioni rimangono tuttavia a carico unicamente della medicina popolare: i consigli per l’uso di estratti di Calendula per via orale come tradizione vuole, sono privi di qualsiasi riscontro scientifico e privi oltre tutto anche di dati circa la loro sicurezza di impiego (effetti collaterali, controindicazioni, interferenze farmacologiche). Possono essere responsabili di reazioni allergiche.

    Per la Calendula rimane quindi indicato soltanto l’uso per via esterna (cute, cavo orale, vagina).

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  • Curcuma

    PROVENIENZA

    La Curcuma è una pianta tropicale, originaria dell’India, apprezzata nei secoli soprattutto in cucina come aromatizzante e digestivo, tra l’altro utilizzata per la preparazione del curry. E’ una pianta rizomatosa, anche ornamentale, con caratteristici fiori gialli come del resto gialla è la stessa radice. E’ chiamata anche lo zafferano dell’India.

    COMPOSIZIONE CHIMICA

    I costituenti tipici del rizoma sono amidi e fibre, sostanze coloranti appartenenti al gruppo della curcuma (curcuminoidi), olio essenziale, ricco in derivati terpenici, e flavonoidi.

    PROPRIETA’ FARMACOLOGICHE

    Nonostante la medicina popolare e la tradizione erboristica occidentale conoscano ed utilizzano il rizoma di questa pianta come coleretico e colagogo, in realtà le proprietà farmacologiche dello stesso, da riferire essenzialmente alla curcuma sono:

    – Attività antiinfiammatoria;

    – Antiossidante;

    – Immunostimolante.

    Importanti e degne di nota l’attività antiossidante e quella antiinfiammatoria per inibizione della cicloossigenasi e delle lipoossigenasi esercitate dalla curcumina, dimostrate sperimentalmente e clinicamente in pazienti con artrite, contro fenilbutazone e pacebo.

    Altri studi di farmacologia sperimentale e clinica confermano l’attività antimutagena ed anticancerogena della Curcuma, probabilmente per l’effetto antiossidante oltre che per interferenza sul metabolismo dell’acido arachidonico. Inutili invece dal punto di vista clinico l’attività antiretrovirale della curcuma, dimostrata solo sperimentalmente.

    INDICAZIONI

    Le indicazioni comuni all’impiego di estratti di curcuma sono rappresentate da dispepsia funzionale, calcolosi della colecisti, dispepsia biliare, epatopatie croniche, malattie infiammatorie e degenerative croniche. Utile nella prevenzione dei fenomeni della cancerogenesi.

    La preparazione consigliata a scopo terapeutico è l’estratto secco ottenuto dal rizoma, standardizzato al 90-95% in curcuminoidi. La posologia media giornaliera va da 50 a500 mg.

    La Curcuma Longa entra a far parte anche di numerose specialità medicinali registrate e fitoterapici.

    Nel Formulario galenico nazionale è presente la Zedoaria, Curcuma Zedoaria Roscoe, mentre la Comissione E tedesca del 1990 aveva definito anche una monografia sulla Curcuma di Giava (Curcuma xanthorrhiza Roxburgh), originaria dell’Indonesia, meno ricca in curcumina rispetto alla Curcuma Longa.

    Cautela deve essere usata nei pazienti affetti da ulcera peptica.

  • Menta

    PROVENIENZA

    La Mentha piperita è un ibrido ottenuto da  Mentha longifolia, Mentha rotundifolia e Mentha aquatica. E’ utilizzata anche in gastronomia, la pianta fornisce materia prima soprattutto per l’industria liquoristica, in quanto gli estratti ottenuti dalle foglie esplicano attività “eupeptica”, cioè favoriscono la digestione, e come tali entrano nella composizione di numerosi amari. Le foglie infatti, oltre a flavonoidi, acidi fenolici e triterpeni, contengono un olio essenziale che rappresenta il cuore dell’estratto dal punto di vista farmacologico, costituito per la maggior parte da mentolo (35-55%) e mentone (10-35%).

    PROPRIETA’ FARMACOLOGICHE

    Prevista dalla Farmacopea Ufficiale in due monografie (una per le foglie ed una per l’olio essenziale) la Menta entra come correttore del gusto in numerosi alimenti, tisane,preparazioni galeniche e farmaci, anche se la medicina popolare la identifica come il rimedio digestivo per eccellenza. La ricerca scientifica ha tuttavia fornito una serie di informazioni preziose per definire il contenuto, le attività biologiche e le indicazioni terapeutiche, riconoscendole un ruolo di pianta medicinale a tutti gli effetti.

    Improvvisamente considerata come “tonico” del Sistema Nervoso e quinid uno psicostimolante, in realtà alla Menta sono state riconosciute le seguenti proprietà farmacologiche:

    • Attività antispastica sulle cellule muscolari lisce dell’apparato digerente e respiratorio;
    • Attivita decongestionale e balsamica, cioè fluidificante le secrezioni dell’apparato respiratorio.

    INDICAZIONI CLINICHE

    • Turbe digestive funzionali;
    • Colon irritabile,
    • Affezioni cattarali delle vie aeree e del distretto orecchio-naso-gola.

    Esistono numerosi studi clinici che confermano gli effetti positivi dell’olio essenziale di menta in soggetti affetti da colon irritabile. L’olio essenziale di Menta può essere vantaggiosamente utilizzato anche nella patologia del distretto epatobiliare, con particolare riferimento alle discinesie della colecisti ed alla calcolosi biliare, per il moderato effetto coleretico e per l’attività antispastica che esercita anche sullo sfintere di Oddi, favorendo il deflusso della bile attraverso il coledoco.

    Non trova invece alcun conferma l’impiego in casi di insonnia o altri disturbi neuropsichici (astenia psicofisica ecc.).

    Per uso esterno la Menta viene comunemente utilizzata come aromatizzante e rinfrescante in molti dentifrici, cosmetici e farmaci (creme per l’insufficienza venosa, cellulite, dermatiti pruriginose) oltre che per preparazioni galeniche, anche per sfruttare l’azione analgesica ed antipruriginosa del mentolo (talco mentolato, frizioni anticefalalgiche ecc.).

    Un altro impiego topico è rappresentato dalle inalazioni con infuso, o meglio olio essenziale, oppurtamente diluito e prescritto dal medico. L’olio essenziale è ben tollerato anche dai soggetti affetti da ulcera peptica, per i quali anzi costituisce anche un complemento terapeutico.

    CONTROINDICAZIONI

    Nei pazienti affetti da ulcera peptica è invece controindicati la tintura e l’estratto fluido.

    In letteratura sono riferiti casi di peggioramento nei soggetti affetti da esofagite da reflusso, non sono riferiti effetto tossici a carico dei reni o del fegato. Il mentolo puro, ad alte dosi, può essere neurotossico, ed è controindicato nel favismo.

    Fonte: “Le cento erbe”, Fiorenzuoli.

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  • Eucalipto

    Screenshot_20160209-182942~2PROVENIENZA

    L’eucalipto è un grande albero originario come la Malaleuca del continente australiano, ma oggi diffuso ovunque, a scopo ornamentale, oppure coltivato a scopo propriamente officinale.

    La parte utilizzata a scopo medicinale è rappresentata dalle foglie fresche, contenenti polifenoli, ad un olio essenziale particolarmente ricco in eucaliptolo (o 1,8 – cineolo), un ossido che ne costituisce circa l’80%, ed altri derivati terpenici.

    Le foglie di eucalipto e la sua essenza sono tra l’altro presenti in Farmacopea Ufficiale.

    PROPRIETA’ FARMACOLOGICHE 

    E’ il prototipo dei rimedi fitoterapici ad attività balsamica, fluidificante delle secrezioni catarrali dell’apparato respiratorio e sedativa della tosse. Possono essere utilizzate le foglie direttamente nell’acqua bollente per suffumigi, ma più propriamente l’olio essenziale, in specifiche preparazioni farmaceutiche ad uso esterno o per via orale, in capsule, o soluzioni liquide. L’olio essenziale  deve tuttavia essere prescritto dal medico, perché come tutte le essenze ha un basso indice terapeutico e quindi, puro, non dovrebbe essere di libera vendita.

    L’olio essenziale di Eucalipto, tuttavia, è presente in molte specialità farmaceutiche registrate, in forma di supposte, sciroppi, compresse, unguenti balsamici e gocce nasali.

    Per ciò che concerne la proprietà microbiologiche dell’Eucalipto, dobbiamo felicemente registrare e segnalare un recente trial clinico randomizzato che ha dimostrato come chewin gum contenenti un estratto di eucalipto riducesse in modo significativo la placca dentaria.

    INDICAZIONI

    L’Eucalipto viene tradizionalmente indicato come rimedio per il diabete. E’ vero che sperimentalmente ha ridotto l’iperglicemia in topo sovrappeso, ma occorrono ulteriori studi clinici condotti sull’uomo. I metodi estrattivi utilizzati per ottenere i vari estratti confermano infatti la presenza di numerosi principi attivi.

    L’Eucalipto potrebbe rappresentare una potenziale risorsa come supplemento terapeutico per il paziente diabetico.

    CONTROINDICAZIONI

    Attenzione deve essere posta nell’uso prolungato, in quanto induttore enzimatico. Il suo uso esterno inoltre (aerosol ecc.) può essere irritativo. I dati di un recente lavoro dimostrano infatti che oli essenziali ad alte concentrazioni possono ridurre in vitro l’attività ciliare delle cellule della mucosa respiratoria non protetta dal muco.

    Fonte: “Le cento erbe”, Fiorenzuoli.

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  • China

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    PROVENIENZA

    La China è un albero abitualmente coltivato nelle regioni meridionale di Asia, India ed Indonesia e regioni centro-meridionali dell’Africa.  Può anche superare l’altezza di venti metri, e viene coltivata proprio per la raccolta della corteccia, la parte della pianta ricca in principi attivi.

    COMPOSIZIONE CHIMICA

    E’ abitualmente utilizzata la corteccia della China rossa, perché è la varietà nella quale gli alcaloidi prevalenti sono la cinconidina e la cinconina piuttosto che chinidina e chinina, l’alcaloide certamente più conosciuto, se non altro per motivi storici. L’altro gruppo di costituenti chimici utilizzabili è rappresentato da tannini e da glucosidi triterpenici (amari) simili a quelli presenti nell’Uncaria tomentosa,  che appartiene tra l’altro alla stessa famiglia delle Rubiacee. La corteccia di China è presente anche in Farmacopea Ufficiale, la quale prevede un titolo di alcaloidi non inferiore al 6,5 %.

    PROPRIETA’ FARMACOLOGICHE

    La China gialla (Cinchona Calisaya Wedd) è utilizzata per l’estrazione della chinina, perché tra tutte le varietà è quella con il maggior contenuto, mentre la China grigia (Cinchona Officinalis L.) è quella più impiegata dall’industria liquoristica. La China infatti costituisce un vero e proprio liquore, così come l’Assenzio è l’anima del vermouth. Del resto nella stessa medicina popolare la China viene ricordata come rimedio aperitivo e digestivo, sotto forma di tisana o di estratto idroalcolico, tonico e stimolante da utilizzarsi nei periodi di convalescenza.

    TISANA ALLA CHINA

    Preparazione della tisana: un cucchiaino da caffè di corteccia sminuzzata deve essere mantenuto in infusione in una tazza ndi acqua bollente per circa 15 ,inuti. Filtrare e bere sorseggiando mezz’ora prima del pasto. Si utilizza come aperitivo.

    CONTROINDICAZIONI

    Controindicata nei soggetti affetti da ulcera peptica e turbe della coagulazione; sconsigliata inoltre in gravidanza e nel periodo di allattamento. Un altro impiego popolare della corteccia di China è come grog antiinfluenzale; può essere dolcificato con miele e/o succo di limone. Peraltro, il solfato di chinina (chinino) è stato a lungo utilizzato come rimedio antimalarico ed antifebbrile.

    Possibili effetti collaterali: reazioni allergiche, o di intolleranza gastrica (vomito, nausea, gastroenterite), riduzione del numero di piastrine. Cautela è necessaria quando il paziente assume contemporaneamente farmaci anticoagulanti e/o antiaggreganti piastrinici.

  • Eleuterococco

    PROVENIENZA

    Detto anche ginseng siberiano, è una pianta tradizionalmente ritenuta “adattogena” in quanto aumenta la resistenza agli stress psicofisici migliorando la capacità dell’individuo, particolarmente per quanto riguarda le prestazioni fisiche. Si tratta di un arbusto spinoso che può raggiungere anche i due metri d’altezza, con foglie palmate e bacche nere o rossastre come frutto. Della pianta tuttavia si utilizza il rizoma e le radici nelle quali sono presenti eleuterosidi (ai quali erroneamente venivano attribuite tutte le proprietà della pianta), cumarine, olio essenziale, polifenoli, fitosteroli, in particolare polisaccaridi presenti in quantità tripla rispetto agli eleuterosisi. Nelle foglie abbondano invece saponine triterpeniche, come nell’edera, che del resto appartiene alla stessa famiglia.

    PROPRIETA’ FARMACOLOGICHE

    E’ tradizionalmente ritenuta la pianta dello sportivo,  anche se in verità mancano conferme scientifiche corrette per questa definizione.

    La maggior parte degli studi di carattere farmacologico e clinico, in particolare negli ultimi anni, ha invece confermato ed evidenziato un’importante attività immunostimolante a carico di alcuni estratti di Eleuterococco, che pertanto allarga di molto le sue potenzialità curative ed il suo impiego a scopo preventivo. L’effetto antifatica si è dimostrato utile in particolare nelle convalescenze delle malattie infettive. Del resto dal punto di vista farmacologico è stato in particolare dimostrato che gli estreatti di Eleteurococco:

    • Aumentano la fagocitosi;
    • Aumentano il numero dei linfociti T;
    • Aumentano le cellule natural killer;
    • Stimolano la produzione di interferone;
    • Stimolano la risposta anticorpale.

    Il miglioramento della risposta immunitaria dopo somministrazione di estratti di Eleuterococco è stato anche clinicamente dimostrato su soggetti sani e ammalati, in pazienti oncologici, con malattie del distretto otorinolaringoiatrico, come ad esempio le otiti, e del tubo digerente. Una casistica recente riguarda fra l’altro il trattamento della diarrea da antibiotici effetuato con estratti di Eleteurococco, che si sono dimostrati utili sia nella prevenzione che nella cura del disturbo, e ben tollerati.

    Pertanto le indicazioni principali all’uso di questa pianta riguardano le astenie, le convalescenze la malattie infettive e/o tumorali,  anche come coadiuvante di altre terapie.

    EFFETTI COLLATERALI

    In letteratura non sono riportati effetti collaterali,ad esclusione di un esiguo numero di casi di insonnia,irritabilità,palpitazioni e cefalea, peraltro tutti disturbi di incerta origine. Sono possibili anche terapie prolungate nel tempo. L’eleuterococco può comunque avere effetti ipoglicemizzanti. Sconsigliata l’auto medicazione.

    Fonte: “Le cento erbe” Fiorenzuoli.

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  • Uncaria

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    PROVENIENZA

    L’Uncaria è una liana tipica della foresta Amazzonica, un’arbusto che tuttavia può raggioungere anche l’altezza di venti metri, con fusto legnoso, spine dritte e foglie con manto velloso. La droga vegetale è costituita dalla corteccia, caratteristicamente presente nella varietà bianca, gialla e rossa; la varietà a corteccia gialla è quella più ricca in principi attivi. L’uncaria è all’ottavo posto tra gli immunostimolanti di origine vegetale, che nel 1997 ha coperto negli USA un quarto del fatturato relativo alle piante medicinali.

    PROPRIETA’ FARMACOLOGICHE

    I curanderos peruviani la utilizzano per una infinità di proprietà biologiche:

    • Antitumorale;
    • Antidiarroico;
    • Antivirale;
    • Digestivo;
    • Emmenagogo;
    • Antireumatico;
    • Antiinfiammatorio;
    • Immunostimolante sotto forma di decotto di corteccia, infuso di foglie e tintura alcolica.

    I riscontri scientifici attuali invece confermano sostanzialmente le proprietà antiinfiammatorie, antiossidanti e soprattutto immunostimolanti, dose-dipendenti. L’attenzione dei cicli si era inizialmente focalizzata su questa piante in base ad un documento, privo per altro di scientificità, diffuso da un’azienda produttrice austriaca come materiale promozionale per un loro estratto standardizzato, che ne vantava proprietà antiretrovirali ed antitumorali.

    L’Uncarica è risultata priva di potere mutageno, priva di tossicità acuta, sub-acuta e cronica, mentre il primo lavoro di farmacologia clinica in doppio cieco contro  placebo (Firenzuoli et. al., 1997) ha confermato l’attività immunostimolante di un estratto di  uncaria tomentosa con doppia titolazione. Recentemente (Sheng et. al., 1998) è stata dimostrata, per la prima volta, l’induzione di apoptosi (morte cellulare programmata) e l’inibizione della proliferazione di cellule tumorali umane in due linee cellulari leucemiche ed una linea cellulare di linfoma B. Data l’enorme variabilità in natura e la poresenza di diversi chemio tipi di Uncaria, è consigliato ricorrere unicamente all’uso del fitocomplesso presente nell’estratto titolato e standardizzato di corteccia di Uncaria. La pianta è sicura ed efficace. Le indicazioni sono rappresentate dalla patologia infiammatoria ed infettiva cronica, malattie degenerative.  Consigliabile l’associazione con piante sinergiche quali l’Astragalo, la Curcuma e l’Eleuterocco.

    COMPOSIZIONE CHIMICA

    Costituenti chimici: Alcaloidi ossindolici penta ciclici e tetra ciclici, Glicosidi triterpenici, Procianide, Sitosteroli, Mucillagini, vitamine e minerali. Sono stati identificati due chemio tipi di Uncaria tomentosa: uno ad alcaloidi ossindolici penta ciclici ad attività immunostimolante (pteropo dina, isopteropodina, mitrafillina, isomitrafillina, uncarina e spiciofillina); l’altro ad alcaloidi tetra ciclici (rincofillina, isorincofillina e corinanteina) ad attività sedativa (SNC) e ipotensiva (SNV).

    Gli alcaloidi tetra ciclici si comportano xome antagonisti dei penta ciclici. I glucosidi tritetpenici dell’acido quinovico presentano invece attività antiinfiammatoria (in vivo) ed antivirale (in vitro); i polifenoli (procianide ed epicatechine) hanno dimostrato importanti  attività antiinfiammatorie  e contribuicscono all’attività immunostimolante.

    Sperimentalmente, estratti di Uncaria stimolano la produzione di interleuchina 1 e 6 in macrofagi alveolari di ratto, esercitano attività protettiva nei confronti di infiammazione intestinale da indometacina, prevengono la formazione di radicali liberi, presentano attività antiinfiammatoria e soprattutto immunostimolante.

    Fonte: “Le cento erbe” Fiorenzuoli.

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  • Portrait of beautiful young woman holding red heart against of forest

    La premessa da cui parte l’American Heart Association è che le malattie cardiovascolari sono la principale causa di mortalità nelle donne americane. Poi guardando ai dati, possiamo dire che:

    • dal 1984 il tasso di mortalità annua per malattie cardiovascolari resta maggiore per le donne rispetto agli uomini.
    • Negli ultimi dieci anni, sono state riscontrate riduzioni della mortalità per malattie cardiovascolari nelle donne. La drastica riduzione dei tassi di mortalità nelle donne è attribuita a un aumento della consapevolezza, una maggiore attenzione alle donne e al rischio di malattia cardiovascolare, e ad una maggiore applicazione di trattamenti evidence-based per la malattia coronarica.

    Il documento pubblicato sulla rivista Circulation fa il punto sull’infarto miocardico acuto nelle donne, soffermandosi sulle differenze in termini di presentazione clinica, fisiopatologia, trattamento ed esiti.
    Un primo dato riguarda le innegabili disparità di trattamento che portano le donne ad avere esiti peggiori. Il secondo riguarda le minoranze etniche che risultano particolarmente a rischio di ‘discriminazione’. Infine, come se non bastasse, le donne inserite nei trial clinici su farmaci e dispositivi medici sono ancora poche.

    DONNE E CUORE: TUTTE LE CARATTERISTICHE AL FEMMINILE DELL’INFARTO IN TERMINI DI PRESENTAZIONE CLINICA, FISIOPATOLOGIA, TRATTAMENTO ED ESITI.

    • Valori elevati di pressione sanguigna, ovvero la presenza di ipertensione, rappresentano un fattore di rischio più alto nelle donne che non negli uomini, insieme al diabete che, se presente in una giovane donna, aumenta il rischio di malattie cardiache cinque volte più che in un giovane uomo.
    • La formazione di placche aterosclerotiche nelle arterie è una delle principali cause di infarto, e può nelle donne vi è una maggiore possibilità che possano provocare danni.
    • I sintomi: sebbene il dolore toracico sia un sintomo comune nell’infarto, nelle donne sono molto più frequenti respiro corto, dolore alla schiena, alla mascella, nausea e vomito.
    • Il minore utilizzo di farmaci consigliati dalle linee-guida. Un dato che può essere spiegato considerando che le donne inserite nei trial clinici su farmaci e dispositivi medici sono ancora poche, le donne che effettuano la riabilitazione cardiaca sono meno degli uomini e, quelle che la effettuano, hanno minori possibilità di sopravvivenza rispetto agli uomini.
    • Le donne nere sono più soggette ad infarto, rispetto alle donne bianche perché più soggette a obesità, diabete e pressione alta.

    Le donne non possono ignorare questi dati e devono imparare ad affrontare nel modo giusto questo problema che le riguarda da vicino con caratteristiche specifiche di genere.

    DONNE E CUORE: QUALI CONSIGLI SEGUIRE?

    È fondamentale che le donne conoscano quali sono i giusti livelli di glicemia, colesterolo, pressione sanguigna, indice di massa corporea per stare in salute, in modo da imparare a tenere questi valori sempre sotto controllo.
    Perché essere informate significa imparare a condurre uno stile di vita sano, riuscire a prevenire questi disturbi o individuarli in tempo.

    Nella nostra farmacia puoi effettuare autoanalisi per la rilevazione della glicemia e tutto il corredo lipidico!

    Prevenire è importante!

     

    Fonte
    AHA Scientific Statement. Acute Myocardial Infarction in Women. A Scientific Statement From the American Heart AssociationPublished online before print January 25, 2016, doi: 10.1161/CIR.0000000000000351

    ↵TORNA A FOCUS

  • Finocchio

    Sono almeno tre le varietà più importanti di Finocchio: il Finocchio amaro o selvatico, il Finocchio dolce, ed il Finocchio coltivato come ortaggio ed utilizzato in cucina. Se i frutti (semi) del Finocchio sono utilizzati nelle spezie, quelli essicati del Finocchio selvatico costituiscono la vera e propria parte utilizzabile a scopo medicinale. Sono del resto presenti anche in Farmacopea Ufficiale.

    COMPOSIZIONE CHIMICA

    I costituenti chimici importanti presenti nei frutti sono rappresenti pressochè esclusivamente dall’Olio essenziale, ricco di trans-anetolo, estragolo e fencone, tra l’altro più concentrati proprio nella varietà selvatica. L’essenza di Finocchio dolce è più gradevole ma meno ricca in principi attivi.

    PROPRIETA’ FARMACOLOGICHE

    L’essenza di Finocchio esercita contemporaneamente un’attività antispastica senza ridurre la fisiologica peristalsi intestinale: il risultato finale è una migliore progressione del contenuto intestinale, una minore formazione di grosse bolle di gas, ed un ridotto tempo di permanenza e transito nel tubo gastroenterico. Può essere considerato un buon rimedio vegetale ad attività procinetica ed antispastica. L’anetolo presente nell’olio essenziale inoltre viene eliminato facilmente attraverso l’apparato respiratorio dove esercita un effetto fluidificante le secrezioni catarrali.

    INDICAZIONI CLINICHE

    Tuttavia le più importanti indicazioni cliniche sono rappresentate da:

    • stati spastici del tubo digerente
    • ernia iatale
    • flatulenza
    • digestioni lente
    • stitichezza

    I frutti del finocchio sono ampiamente utilizzati nelle preparazioni di molte tisane in quanto aromatizzanti, presenti anche in numerose specie del Formulario Galenico Nazionale per la preparazione di estratti a scopo medicinale. L’olio essenziale è ottenuto per distillazione dei frutti del Finocchio e rappresenta una forma estrattiva usata spesso in fitoterapia: può essere preparata in capsule dal farmacista.  

    Fonte: “Le cento erbe” Fiorenzuoli.

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  • Artiglio del diavolo

    PROVENIENZA

    Se l’Artiglio del Diavolo è utilizzato da secoli nel continente Sud-Africano, per gli occidentali è una scoperta relativamente recente. Nel 1904, nel sud-ovest dell’Africa la guerra imperversava. Le tribù degli Ottentotti si rivoltarono contro l’instaurazione del protettorato tedesco e vi furono numerosi feriti. Un medico tedesco, Menhert, constatò la rapidità con la quale le ferite degli Ottentotti si cicatrizzavano e si accorse che questi utilizzano un decotto della radice di Artiglio del Diavolo. Riuscì a procurarsi un campione di questa radice che inviò in Germania, dove venne analizzata: fu identificata come Harpagophytum procumbes.

    COMPOSIZIONE CHIMICA

    Le radici di Artiglio del Diavolo sono ricche di Glucoiridoidi: l’Arpagoside e il Procumbide, dalle indiscusse attività antinfiammatorie e analgesiche (antidolorifiche). L’interesse di questa pianta nella cura delle manifestazioni articolari dolorose, dei reumatismi, delll’artrosi, dell’artrite (ginocchio, anca, colonna vertebrale) e delle tendiniti è universalmente riconosciuto e non dà effetti indesiderati, soprattutto allo stomaco. In effetti, il meccanismo d’azione dell’Artiglio del Diavolo è diverso da quello dei FANS (antinfiammatori non steroidei). Questi ultimi agiscono inibendo la biosintesi delle prostaglandine e provocano effetti indesiderati come acidità gastrica. Quindi l’Artiglio del Diavolo permette di sostituire vantaggiosamente le cure antinfiammatorie classiche ed è efficace anche negli sportivi.

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